Da comunità contadina a Patrimonio mondiale dell'Unesco: la storia di Alberobello è fortemente caratterizzata dalle sue origini. In ogni pietanza della tradizione, nei detti paesani, nelle usanze e nella cultura, si può trovare il profondo amore per questa terra.
Quello dello zappatore, infatti, è stato il mestiere più diffuso, ma anche il più duro, tra i contadini del Sud. Basti pensare che, per svolgere questo compito, i padroni sceglievano i più dotati fisicamente tra i lavoratori della terra. Erano tempi duri per sfamare la famiglia e non c’erano molte alternative: si zappava in cambio di una misera paga giornaliera.
Il lavoro più duro era la “zappatura in profondità”; prima di piantare la vigna era necessario estirpare la gramigna, l’erbaccia che succhiava nutrimento alle piante coltivate. A questo scopo, la zappa più adatta aveva un peso di circa 5 kg che gravava sulle braccia e sulle spalle dello zappatore. Per ogni scopo esisteva un particolare tipo di zappa, come potete vedere scrutando nei dettagli le varie forme esposte in uno dei nostri trulli interamente dedicato a questo antico mestiere. Altri strumenti indispensabili del contadino erano le falci di svariate dimensioni che servivano a tagliare i diversi tipi di erba, anch'esse esposte nel trullo.
Ancora oggi, quando gli alberobellesi incontrano una persona visibilmente stanca, usano chiedere: “Sei andato a zappare?”. Con il tempo, la tecnologia andò finalmente incontro ai lavoratori della terra che iniziarono ad usare l’aratro per smuovere il terreno; sotto al cono principale, potete ammirarne uno antico e difficilmente reperibile ai giorni nostri.
Fonte: “Umanesimo della Pietra. Riflessioni”, annuari 1999/2008. (Gino Angiulli, professore, Geologo e scrittore). In foto: Damiano Marzolla. Da sempre si dedica con amore alla necessità della sua famiglia affiancando al suo lavoro la passione per la terra che ancora oggi prepara e coltiva con esperienza.